Il team di KDE è stato di parola.
Dopo una versione 4.0, stabile solo per una (incomprensibile) questione di marketing, ma fortemente immatura, ci avevano detto di aspettare la versione 4.1 che sarebbe stata la prima adatta all'uso di tutti i giorni.
Da qualche giorno, quindi, spinto dall'insostenibile curiosità da smanettone, ho deciso di installare, "from scratch", la release candidate 1 sulla mia datata, ma sempre valida, mandriva 2008.0.
Alla fine del processo di compilazione, affidato allo script automatizzato disponibile e non particolarmente complesso, e dopo aver preparato opportunamente l'ambiente ad accogliere il nuovo desktop è bastato un logout per apprezzare i notevoli passi avanti compiuti da quella prima release, che mi aveva lasciato davvero perplesso.

Il nuovo KDE si presenta all'utente con un aspetto piuttosto pulito e ordinato, ma grazie all'aggiunta di diversi widget è possibile personalizzarlo facilmente secondo le proprie esigenze e il proprio gusto, benché i plasmoidi a disposizione, che non sono tantissimi, non brillino particolarmente per aspetto e utilità.
L'amministrazione del desktop, adesso affidata a System Settings, non è stata particolarmente stravolta e un utente di KDE è in grado di ambientarsi con le novità nel giro di pochissimi click.

Fra le novità, oltre a Phonon e a Solid che, sotto il cofano, si occupano della gestione multimediale e delle periferiche, c'è adesso un compositore integrato che permette agevolmente e facilmente di godere dell'accelerazione grafica delle moderne schede video per ottenere effetti visivi, trasparenze, cubi, cilindri, prismi e finestre tremolanti, ormai irrinunciabili per ogni utente GNU/Linux.
Per default la configurazione è molto discreta, ma c'è davvero molta varietà e scommetterei che altri effetti vedranno la luce nel corso del tempo.
Le prestazioni in generale sono molto buone e assimilabili a quelle di compiz, anche se c'è ancora qualche incertezza nella gestione delle ombre in movimento e persiste la mancanza di fluidità nel ridimensionamento delle finestre, che, ci avevano promesso, sarebbe stata superata con le QT4.
Il consumo della memoria è più che buono e decisamente minore rispetto al ramo 3.5.x, anche se kwin spesso si impadronisce del processore in modo esclusivo e fa lo stesso FolderView, il plasmoide più avido di risorse dell'intero desktop.
La gestione delle icone sul desktop, che non ha mancato di suscitare polemiche, é gestita, preferibilmente, proprio da FolderView che offre una discreta duttilità e permette di visualizzare intere cartelle o filtrare certi tipi di file in base alle proprie specifiche esigenze, ma è possibile affollare il proprio desktop con le icone classiche, che comunque vengono gestite come singoli plasmoidi.

Dolphin é invece il nuovo file manager che dovrebbe sostituire Konqueror anche se la gestione dei file e dei protocolli, nonché l'integrazione é ancora piuttosto lacunosa.
Dolphin, in effetti, può essere lanciato intenzionalmente dall'utente, per navigare nel proprio filesystem, ma ogni tentativo di associarlo per default alle cartelle ha avuto il solo risultato di mandare in crash l'applicazione.
Evidentemente il problema é noto e, apparentemente irrisolto, perchè di fatto il filemanager predefinito è ancora Konqueror, che il team di KDE vorrebbe tenere solo come Browser Web.
Ed é proprio in questa veste, che Konqueror sorprende davvero.
Probabilmente, grazie all'iniezione del motore di rendering, Webkit, é adesso veloce e leggero e molto piacevole da usare, anche se spesso la resa delle pagine soffre di qualche imprecisione, soprattutto nell'impaginazione e nella gestione di javascript.

Non v'è ancora traccia tangibile, invece, delle funzioni di desktop semantico, né di un qualche strumento integrato di indicizzazione dei file che dovrebbe appoggiarsi a Strigi e che, probabilmente, saranno introdotte nelle prossive evoluzioni di KDE, mentre Akonadi, al momento è solo una icona nella barra delle applicazioni i cui vantaggi in termini di produttività rimangono tutti da verificare.
Così come resta da verificare la bontà della ZUI (zoomable user interface) e della possibilità di moltiplicare i pannelli per le attività creando un muro di desktop su cui lavorare separatamente a più progetti, una soluzione simile a quella già vista in Metisse.
C'é da aggiungere, giusto, una certa ritrosia del desktop a mantenere tutte le impostazioni personali dopo un logout, un certo grado di incompatibilità con quelle del suo predecessore, che possono portare a situazioni anche comiche, come una doppia barra delle applicazioni sul desktop o curiose mescolanze di vecchio e nuovo e l'impossibilità di gestire i plasmoidi singolarmente senza dover ricorrere ad una modifica manuale del file di configurazione, per bloccarli selettivamente sulla scrivania, per esempio, e non in blocco come avviene adesso.
Pecche piuttosto marginali che potrebbero essere risolte con il rilascio stabile del desktop, previsto nei prossimi giorni.
Alla fine, mi sembra, non c'é stata quella rivoluzione che qualcuno si aspettava o, peggio, temeva, molte delle novità introdotte erano già state espresse, magari in modo meno strutturato e compiuto, anche su altri desktop manager, l'utilizzo non ha subito modifiche sostanziali e solo il tempo e l'uso quotidiano saranno giudici delle nuove funzionalità.
Per il momento KDE 4.1 è decisamente stabile e soprattutto usabile il che, viste le premesse, é già un ottimo biglietto da visita e, data la sua natura multipiattaforma, sarà interessante vedere quanti utenti della mela o delle finestre, riuscirà a conquistare in modo duraturo dopo il suo rilascio.